Volontariato
Giornata mondiale dellinfanzia: un bilancio in due rapporti
Un bilancio per il 20 novembre: risultati raggiunti e promesse non mantenute in Italia e nel mondo. Il rapporto delle ong italiane e dellUnicef
di Redazione
Nel 1990 l’UNICEF, il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia, organizzò all’ONU un Vertice mondiale sull’infanzia, in cui 71 capi di stato e di governo e altri leader fecero solenni promesse ai bambini del mondo. Firmarono una “Dichiarazione mondiale per la sopravvivenza, la protezione e lo sviluppo dell’infanzia” e adottarono un Piano d’Azione per raggiungere precisi obiettivi, entro periodi di tempo stabiliti.
Base dei loro programmi era la Convenzione sui diritti dell’infanzia del 1989, la grande “legge internazionale” che stabilisce e protegge i diritti di bambini, ragazzi e adolescenti in tutto il mondo.
Al vertice del 1990 i leader del mondo si accordarono e s’impegnarono su molte cose: promisero più cibo e acqua potabile, più medicine e assistenza medica per donne e bambini; promisero di combattere le malattie infettive con le vaccinazioni; promisero più scuole, e di migliore qualità; promisero aiuto ai bambini soli o in difficoltà. E promisero di ritrovarsi, dopo il 2000, per rispondere ai ragazzi del mondo e fare il bilancio delle promesse mantenute e delle cose ancora da fare.
La Sessione speciale dell’Assemblea generale che l’ONU dedicherà all’infanzia – inizialmente prevista a New York a settembre, rinviata a causa degli attentati al prossimo anno – intende fare il punto della situazione globale e rilanciare l’impegno dei leader mondiali per i diritti dei bambini e degli adolescenti. Vi parteciperanno capi di Stato e di governo, associazioni e Organizzazioni Non Governative che si occupano di infanzia e di diritti umani, rappresentanti della società civile e tanti ragazzi e ragazze.
Lo scopo della Sessione speciale è fare un bilancio di dieci anni di lavoro volti ad assicurare il benessere di tutti i ragazzi del mondo, per capire quali sono ancora gli obiettivi da raggiungere – soprattutto come raggiungerli.
In occasione della Giornata Nazionale dell?Infanzia, per la prima volta in Italia è stato anche presentato il ?Primo Rapporto non governativo sulla condizione dei diritti dei bambini e dei ragazzi in Italia?.
Due le raccomandazioni delle Ong, contenute nel rapporto delle 40 organizzazioni non governative coordinato da Save The Children: tutti i diritti enunciati nella Convenzione ONU sui diritti del bambino siano garantiti a tutti i minori presenti nel territorio italiano senza alcuna eccezione; sia ribadito il primato dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza ponendo una specifica attenzione ai bambini più vulnerabili.
Sintesi del Rapporto Supplementare delle ong italiane alle Nazioni Unite
Introduzione
La Convenzione sui diritti del fanciullo prevede l’obbligo per gli Stati membri di presentare ogni 5 anni dalla sua ratifica (l’Italia ha ratificato la Convenzione nel 1991) un rapporto relativo ai provvedimenti adottati in ottemperanza agli obblighi assunti ed alle eventuali difficoltà che impediscono l’attuazione dei principi stabiliti nella convenzione. Tuttavia il più delle volte i rapporti governativi trascurano gli aspetti attuativi e pratici tendendo piuttosto a fornire un quadro meramente legislativo. E’ per questo che la partecipazione del terzo settore al processo di revisione e monitoraggio dell’attuazione della Convenzione diviene essenziale. Il Comitato sui diritti del fanciullo, istituito in base alla suddetta Convenzione, ha previsto la possibilità di presentare rapporti alternativi o supplementari da parte delle varie associazioni che operano all’interno del paese, ed il cui fine dovrebbe essere appunto quello di fornire il quadro dell’attuazione dei principi della Convenzione da una prospettiva diversa da quella istituzionale.
Razzismo e discriminazione
Nonostante l’articolo 2 della Convenzione sancisca il principio di non discriminazione, nel nostro paese molti bambini continuano a veder negati i propri diritti e l’accesso ad uguali opportunita’ di crescita sulla base della loro nazionalita’, religione o colore della pelle. Nell’anno scolastico 1999-2000 i minori stranieri che hanno frequentato le scuole italiane erano circa 120.000, di cui oltre 50.000 alle elementari. Uno dei maggiori problemi e’ costituito dai ritardi nella preparazione: si stima un tasso di ritardo scolastico dei bambini stranieri pari al 30% nella scuola elementare ed al 56% nella media. Su circa 30.000 bambini e ragazzi zingari in eta’ d’obbligo scolastico, il tasso d’evasione scolastica e’ altissimo: 73,4% nelle scuole elementari e 84,6% nelle medie. Cospicua sarebbe inoltre la presenza di minori stranieri che lavorano in nero, al di fuori di ogni tutela e spesso, come nel caso dell’accattonaggio, in condizioni estremamente disagevoli. Un’analisi a parte merita la situazione dei minori stranieri non accompagnati presenti in Italia, di cui si sta registrando un continuo incremento: sarebbero 8.307 al 31 dicembre 2001, di cui ben l’88% di sesso maschile e l’87% al di sopra dei 15 anni. Provengono principalmente dal Marocco, dall’Albania e dall’Europa dell’Est, spinti dal desidero di trovare un lavoro e un futuro migliore. Generalmente i genitori sono consenzienti e, spesso, investono nei figli pagando il viaggio nella speranza che possa poi mandare un aiuto economico a casa. Le soluzioni adottate, frutto di un’incertezza normativa, il piu’ delle volte, non tengono conto del superiore interesse del bambino e non consentono una reale integrazione, propendendo spesso per il rimpatrio senza considerare le condizioni socio-economiche del paese d’origine, ne’ le opportunita’ di studio, lavoro ed assistenza li’ presenti. Fenomeni di discriminazione riguardano anche i bambini italiani ed in particolare i disabili la cui integrazione nella societa’ e in particolare nella scuola, e’ ostacolata ancora dalle troppe barriere architettoniche o dalla difficolta’ all’accesso dei trasporti pubblici: da un indagine su 418 istituti superiori e inferiori emerge che solo 1 scuola su 4 avrebbe provveduto ad eliminare le barriere architettoniche per l’accesso alle palestre, ed il 50% degli insegnanti si dichiara assolutamente impreparato a fronteggiare l’handicap degli alunni disabili.
Sfruttamento del lavoro minorile
Anche in questo caso si tratta di un fenomeno sommerso ma diffuso su tutto il territorio nazionale e strettamente legato al tessuto socio-economico, culturale e produttivo. Certamente non e’ facile definire in maniera precisa il numero dei ragazzi lavoratori poiche’ si tratta di un mondo spesso nascosto e mutevole. Le stime sono discordanti: secondo l’ILO (Organizzazione Internazionale del Lavoro) sarebbero 12.000 da 10 a 14 anni (lo 0,4%), per il CENSIS sono 230.000 i minori impiegati illegalmente, mentre la CGIL stima una presenza di circa 360.000 lavoratori minorenni tra i 10 e i 14 anni. Rilevante e’ anche il numero dei minori stranieri che lavorano illegalmente in Italia e che provengono specialmente dall’Africa Settentrionale, dalle Filippine, dall’Albania e dalla Cina (sarebbero 30.000 solo i bambini cinesi che lavorano intorno a Firenze). Allarmante e’ il fenomeno dell’accattonaggio, da considerarsi come forma peggiore di sfruttamento del lavoro minorile, e della vendita ambulante.
Abusi sessuali e prostituzione
Cercare di monitorare la problematica e’ arduo poiche’ si tratta di un fenomeno ”oscuro”, ed il tentativo di valutarne le dimensioni si scontra con diversi fattori legati alla famiglia, agli operatori ed alla stessa vittima. Ogni anno, tuttavia, in media vengono commessi 3.418 reati di tipo sessuale a danno di minori; l’incremento di denuncie per i delitti di violenza carnale di adolescenti di 14 anni dal 1984 al 1999 e’ stato del 98%, con punte estreme in alcune regioni (318% in Lombardia). Le vittime degli abusi sono in prevalenza bambine (74%), comprese tra la fascia d’eta’ 6-10 anni (39%), inserite nella propria famiglia d’origine (56%). Le forme di abuso sono prevalentemente atti di libidine ripetuti (32%) e rapporti sessuali (29%), attuati in prevalenza in ambito domestico. L’abusante e’ spesso il padre (47%) o comunque uno dei membri della stretta cerchia familiare (60%). L’atto viene denunciato dalla famiglia (24,8%) e raramente dalla scuola (7%). La prostituzione minorile in Italia riguarda soprattutto ragazze straniere che esercitano in strada, mentre risulta estremamente difficile esaminare aspetti piu’ recenti e nascosti quali quello della prostituzione di minorenni maschi o di ragazze italiane in locali o appartamenti. Rispetto alle minorenni in strada, le opinioni sono contrastanti sia in merito alla percentuale che al trend, per alcuni in crescita, per altri stabile e per altri ancora in calo. Sembra evidente, pero’, che le ragazze piu’ giovani abbiano assunto lo status di ”merce pregiata”, e si stima che la percentuale oscilli tra il 16 e il 30%. I bambini e l’ambiente familiare: negli ultimi 30 anni si e’ assistito ad un mutamento di identita’ poiche’, al concetto tradizionale di famiglia, si sono affiancate nuove tipologie: coppie di fatto, nuclei monogenitore – il 66% delle separazioni ed il 55,4% dei divorzi coinvolge almeno un figlio – coppie miste e famiglie straniere. I bambini che si trovano a vivere in questi contesti necessitano di una tutela maggiore. Altri problemi sono legati al ricongiungimento familiare per minori stranieri – 124.421 sono stati i visti di ingresso concessi nell’ultimo triennio per i ricongiungimenti, ma molteplici restano le difficolta’ soprattutto burocratiche che ne ostacolano la pratica – e alla sottrazione internazionale di minori – attualmente 207 casi (al 1 gennaio 1999 erano ”solo” 78) che riguardano soprattutto gli Stati Uniti (26 casi) e la Germania (17 casi). L’affidamento familiare, attraverso cui il minore privo di un ambiente familiare idoneo viene affidato per un periodo di tempo limitato ad un’altra famiglia, e’ ancora concepito come strumento ”punitivo” piuttosto che come valido supporto: interessa complessivamente 10.200 bambini (lo 0,1% dei minorenni italiani); nel primo semestre del 1999 solo il 42% e’ terminato con un rientro in famiglia; il 72,9% e’ stabilito dal tribunale e solo il 26,1% e’ consensuale. Significativo inoltre e’ il fatto che nonostante il periodo di durata dell’affidamento, salvo alcune eccezioni, non debba superare i 24 mesi, per oltre il 49% dei minori questa esperienza dura piu’ di 3 anni, e la durata media e di 4 anni e mezzo. La lunga durata e’ tanto piu’ grave se si considera che in media al momento dell’affido il bambino ha circa 6 anni e mezzo. Particolarmente allarmante risulta la situazione dei minori ricoverati in comunita’ di tipo familiari e istituti di assistenza pubblici o privati: al 30 giugno 1998 erano 14.945 minori, la cui permanenza per 1.730 e’ di oltre 5 anni, per 2.048 dai 3 ai 5 anni, per 2.051 dai 2 ai 3 anni e per 3.166 da 1 a 2 anni. Ben 1.946 bambini, inoltre, provengono da precedenti ricoveri presso istituti o comunita’. Sono 4.785 i ragazzi in istituti che non visitano mai i loro genitori e 1.016 una volta ogni 6 mesi. Il 17,6% ha subito maltrattamenti o vissuto in situazioni di incuria, mentre il 4% ha subito violenze sessuali.
I bambini e la salute
Le problematiche sono legate soprattutto alla mancanza di informazioni adeguate per i giovani, anche nei loro luoghi di aggregazione abituale. Ad esempio, nonostante il tasso di abortivita’ per le minorenni era del 3,9 per mille nel 1998, mentre per le donne comprese nella fascia d’eta’ 15-19 anni era del 6,6 per mille, e che le ragazze con eta’ inferiore ai 15 anni che ricorrono all’interruzione volontaria di gravidanza (IVG) rappresentano solo il 4,5% del totale delle minorenni, e’ stata rilevata una tendenza che avvicinerebbe l’Italia agli altri paesi industrializzati occidentali, per i quali i valori piu’ elevati riguardano la fascia sotto i 25 anni. Solo nel 27,1% dei casi (dati del 1998), infatti, con percentuali piu’ basse per il Sud e le isole, si e’ ricorso ai consultori familiari che invece potrebbero avere un ruolo significativo rispetto all’informazione e al contenimento del tasso dell’IVG. Anche per l’uso di sostanze stupefacenti e psicotiche da parte dei minori, maggiori risorse dovrebbero essere impiegate nell’informazione sugli effetti di cio’ che viene assunto. Quantificare il fenomeno non e’ sicuramente facile, ma basti pensare che i sequestri di ecstasy da parte delle forze dell’ordine sono aumentati dal 1996 al 1998 di circa il 400%, e che nei servizi della giustizia minorile sono transitati nel 1998 ben 1.418 casi di assunzione di sostanze stupefacenti: circa il 78% e’ compreso nella fascia di eta’ 14-17 anni, di cui il 97% maschi.
I bambini e la povertà
Dalle statistiche ufficiali dell’amministrazione pubblica non e’ possibile risalire al numero esatto di minori che vivono in famiglie al di sotto della linea di poverta’. L’unico dato disponibile riguarda l’incidenza della poverta’ tra le famiglie con uno o piu’ minorenni che, tuttavia, evidenzia una situazione di preoccupante gravita’. Nel 2000, il 12,8% delle famiglie con un minorenne era al di sotto della linea di poverta’. Il rischio di poverta’ aumenta all’aumentare del numero di minori all’interno del nucleo: 16,4% delle famiglie con 2 minori, 25,5% con 3 o piu’ minori (1 famiglia su 4). Dal 1999 al 2000 l’incidenza di poverta’ tra le famiglie con almeno 1 figlio minorenne e’ aumentata dell’1,2%. * I bambini e la scuola: anche la scuola fatica ad adeguarsi ai principi della Convenzione sui Diritti del Fanciullo, non riuscendo ad assumere un ruolo centrale nell’assistenza alle nuove generazioni. Non e’ raro che all’interno della scuola le differenze anziche’ stemperarsi si accrescano, creando condizioni che favoriscono l’emarginazione e il disagio sociale. Allarmante e’ il dato secondo cui, ogni anno, vengono denunciati tra i banchi 2000 reati penali (in genere furti e violenze) che coinvolgono ragazzi tra gli 11 e i 18 anni, senza esclusione di classi sociali. Solo 7% sono poi le situazioni di abuso sessuale che vengono segnalate attraverso il circuito scolastico. La partecipazione dei ragazzi, nonostante l’approvazione dello Statuto degli studenti della scuola secondaria nel 1998, e’ ancora legata a meccanismi piu’ formali che sostanziali: in una recente indagine e’ risultato che solo il 33% delle scuole interpella gli studenti per esprimere un giudizio sulle attivita’ e sul funzionamento dell’istituto.
Sull?attuazione della convenzione Onu sui diritti dei bambini nel mondo, è stato diffuso anche un bilancio dell?Unicef che qui riproniamo sinteticamente.
Risultati raggiunti
Dal 1990 sono stati compiuti molti progressi. In 125 paesi, l’80 per cento di una generazione di bambini è stata vaccinata contro le sei più comuni malattie dell’infanzia (morbillo, tetano, difterite, pertosse, poliomielite e tubercolosi).
Soltanto nel 1999, oltre due terzi dei bambini del mondo sotto i cinque anni – 470 milioni – sono stati vaccinati contro la poliomielite. Circa 12 milioni di bambini non sono più a rischio di menomazioni psichiche dovute alla carenza di iodio nell’alimentazione. Oggi ci sono più bambini nelle scuole che in qualsiasi altro periodo della storia. I bambini hanno costituito i propri parlamenti e i propri movimenti per la pace. Molti paesi hanno emanato e applicato leggi che rispecchiano la Convenzione sui diritti dell’infanzia.
Promesse non mantenute
Ma bisogna ridimensionare le buone notizie. La revisione dei progressi per l’infanzia di fine decennio indica che c’è ancora molto lavoro da fare. Il flagello della guerra civile e delle rivolte armate continua a provocare devastazione tra i bambini del mondo. Dei circa 35 milioni di rifugiati e profughi di tutto il mondo, la maggioranza sono bambini e donne. Il crescente divario tra ricchi e poveri ha portato al lavoro minorile forzato, all’aumento del traffico di bambini e dello sfruttamento sessuale. Circa 250 milioni di bambini tra i 5 ed i 14 anni lavorano nei paesi in via di sviluppo e da 50 a 60 milioni di bambini tra i 5 e gli 11 anni lavorano in situazioni pericolose.
Nel decennio trascorso dall’adozione della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia, oltre 2 milioni di bambini sono stati uccisi e oltre 6 milioni feriti o resi invalidi nei conflitti armati. Decine di migliaia di bambini sono stati mutilati dalle mine terrestri e migliaia hanno sofferto a causa del gran numero di conflitti alimentati dalla sete, apparentemente insaziabile, di terreni e di risorse naturali come gemme e petrolio. La proliferazione di armi leggere e poco costose ha fatto crescere il numero dei bambini soldato che combattono le guerre degli adulti: oltre 300.000 nell’ultimo anno. Innumerevoli bambini sono inoltre stati reclutati come schiavi del sesso o sono comunque vittime di abusi e sfruttamento sessuale.
Oltre 4,3 milioni di bambini sotto i 15 anni sono stati uccisi dall’AIDS e altri 1,4 milioni sotto i 15 anni siano affetti da HIV. Ogni minuto, cinque giovani tra i 15 e i 24 anni sono infettati dall’HIV, cioè 7.000 al giorno. Tredici milioni sono rimasti orfani a causa dell’AIDS poiché la malattia ha ucciso i loro genitori. Allo stesso tempo, almeno il 30 per cento dei bambini sotto i cinque anni soffre di malnutrizione grave o leggera. E anche nei paesi più ricchi un bambino su 10 viene allevato da una famiglia che vive al di sotto della soglia della povertà.
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